Decreto Bonisoli sulle finestre tra la sala e le piattaforme

“Mi accingo oggi a firmare il decreto che regola le finestre in base a cui i film dovranno essere prima distribuiti nelle sale e dopo di questo su tutte le piattaforme che si vuole. Penso sia importante assicurare che chi gestisce una sala sia tranquillo nel poter programmare film senza che questi siano disponibili in contemporanea su altre piattaforme”. Lo ha detto il ministro della Cultura Alberto Bonisoli nel videomessaggio inviato alla presentazione della ricerca Agis/Iulm “Spazi culturali ed eventi di spettacolo: un importante impatto sull’economia del territorio”.

Secondo Bonisoli, il decreto consentirà così “ai gestori dei cinema di sfruttare appieno l’investimento per migliorare le sale e offrire un’esperienza di visione sempre più emozionante”. Il ministro ha inoltre precisato: “Stiamo lavorando con produttori e distributori affinché la prossima sia la vera prima estate del cinema italiano con grandi blockbuster che escono già da agosto. È la prima volta che accade, consentirà di avere una programmazione distribuita in più mesi, e di superare il buco gestionale che c’è ora in estate per la presenza di pochi titoli nelle sale”.

“Con il decreto che il ministro Bonisoli firma oggi stiamo intervenendo per allungare la vita dei film facilitandone l’uscita dalle sale”, spiega la sottosegretaria Lucia Borgonzoni. Si tratta, premette, di uno dei decreti attuativi della Legge Cinema varata dal precedente governo. In particolare il cosiddetto “decreto finestre”, ovvero quello che ridefinisce le regole e i tempi per la permanenza dei film nelle sale cinematografiche e il loro passaggio sulle tv e sulle piattaforme online. “Fino ad oggi la norma stabiliva che un film dopo la sua uscita in sala doveva attendere almeno 105 giorni prima di approdare in tv o su una piattaforma. Una regola che non andava bene, perché molti film, tanti anche realizzati con il contributo del ministero, dopo venti giorni non rendevano più e venivano tolti dalle sale senza poter andare altrove”. In questo modo invece, aggiunge, “sarà possibile far uscire in sala un docu e dopo pochi giorni lasciarlo andare in tv o su un’altra piattaforma”. Nello stesso tempo, chiarisce, “stiamo intervenendo con altri strumenti in aiuto delle sale”.

Le regole proposte, precisa la sottosegretaria, “mirano a venire incontro alle esigenze dei film italiani che non riescono a rimanere in sala per un tempo sufficiente o che non incontrano un riscontro di pubblico soddisfacente”. Con le attuali prassi di mercato, ripete, “anche questi film devono sottostare alla finestra di 105 giorni e quindi sono penalizzati per non poter essere sfruttati e visti su altre piattaforme, se non dopo i fatidici 105 giorni e rispettando una rigida sequenza (dal 106° giorno pay-per view – dal 181° giorno pay-tv e così via). Con le nuove regole – sottolinea -applicate al periodo 1° gennaio 2013/30 settembre 2018, oltre 750 film italiani su circa 1.000 avrebbero avuto la possibilità di essere visti su altre piattaforme molto prima dei 105 giorni previsti nelle prassi di mercato, con evidenti benefici sui ricavi complessivi. Si tratta, quindi, non di regole che vanno a restringere le possibilità di sfruttamento e visione dei film italiani, ma di regole che facilitano la vita dei film e le possibilità, per gli spettatori, di fruirne legalmente, senza snaturarne e anzi esaltandone la vocazione alla sala cinematografica”.

Per quanto riguarda invece le sale, “gli aiuti, oltre che economici, passano dagli accordi che presto saranno presentati, per la programmazione multipla nelle monosale e non solo, e dalla stagione estiva che stiamo organizzando per fermare il fenomeno tutto italiano della stagionalità, che impatta sulle sale, ma anche sui film, che in una stagione più corta trovano maggiori difficoltà ad uscire o rischiamo di essere smontati, quando ancora rendono”.

Il decreto è quello attuativo della Legge sul cinema, la 220 del 2016, e riguarda solo i film italiani. Finora in Italia le finestre erano regolate, come in Germania, non da una norma scritta ma da una prassi, ampiamente rispettata: 105 giorni era il lasso di tempo riservato alla programmazione in sala, a partire dalla prima proiezione. La regola viene certificata dal decreto: sono 105 i giorni previsti perché l’opera audiovisiva – il film mainstream –  possa essere ammessa ai benefici che la legge riconosce ai film italiani (tax credit ecc). Ma i termini sono ridotti a dieci giorni se l’opera è programmata solo per tre giorni (o meno) feriali, con esclusione del venerdì, sabato e domenica. Di sessanta giorni, se l’opera è programmata in almeno 80 schermi e dopo i primi 21 giorni di programmazione, avendo ottenuto un numero di spettatori inferiori a 50mila. La riduzione, poi, è ammessa solo se nel periodo di programmazione non è stata fatta attività di lancio e promozione sulla successiva  disponibilità dell’opera attraverso fornitori di servizi di media audiovisivi.

(cit. da Cinecittà News)

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