Cannes 23: Palma d’Oro a Anatomie d’une Chute

A due anni di distanza della Palma d’Oro a Titane di Julie Ducorneau, questa 76° edizione del Festival di Cannes, (in cui la Ducorneau era parte della Giuria, guidata da Ruber Östlund, il vincitore della passata edizone), è vinta ancora una volta da una giovane cineasta francese: Justine Triet, regista di Anatomie d’une chute, un giallo giudiziario teso tutto giocato su una donna che deve dimostrare la propria innocenza, e che uscirà in Italia con Teodora. Una Palma d’Oro in un certo modo in continuità con il Leone del 2022, andato a Alice Diop per Saint Omer, quasi interamente ambientato in un’aula di giustizia dove una donna deve difendersi dall’accusa di infanticidio.

Due anni sono passati anche dalla Palma d’Oro d’Onore a Marco Bellocchio, il cui bellissimo Rapitonon ha vinto niente, e come lui gli altri italiani in Concorso, Nanni Moretti con Il Sol dell’Avvenire e Alice Rohrwacher con La Chimera.

Niente Italia e molta Asia nei premi di quest’anno: il Premio per la miglior regia è andato a Tran Anh Hung per La Passion de Dodin Bouffant (il regista aveva vinto la Camera d’Or per la migliore opera prima con Il Profumo della Papaya Verde nel 1993, e quest’anno lo stesso riconoscimento è andato ancora una volta ad un regista vietnamita, Pham Thien An, per Inside the Yellow Cocoon Shell); quello per la migliore sceneggiatura a Sakamoto Yuji per Monster di Kore-Heda Irokazu.
Quest’ultimo film, come anche La Passion de Dodin Bouffant arriverà al cinema in Italia con Lucky Red.
L’anno passato, il celebre regista giapponese Kore-Heda Irokazu era in gara con Broken, che aveva conquistato il premio per la migliore interpretazione maschile all’attore coreano Song Kang-ho: quest’anno il migliore attore è invece la star giapponese Koji Yakusho, protagonista del film Perfect Days, che, pur di nazionalità nipponica e girato interamente a Tokyo, è diretto da Wim Wenders.

Il Grand Prix della Giuria è per The Zone of Interest di Jonathan Glazer, tratto dal romanzo omonimo di Martin Amis, il grande scrittore britannico morto proprio durante il festival, storia di Auschwitz visto dal suo direttore che abita in una villetta proprio lì accanto al muro del campo dell’orrore. Il film (distribuito in Italia da I Wonder Pictures) ha valso anche il CST artist-technician prize a Johnnie Burn, responsabile del montaggio sonoro (lo stesso riconoscimento, nella categoria giovani, è andato invece a Anne-Sophie Delseries, head set designer di Marguerite’s Theorem della franco-svedese Anna Novion, presentato in Special Screenings).

Anatomie d’une chute e The Zone of Interest condividono la stessa attrice protagonista, la tedesca Sandra Huller, data per favorita fino all’ultimo e poi ‘superata’ da Merve Dizdar per About Dry Grasses di Nuri Bilge Ceylan. “Vorrei dedicare questo premio a tutte le donne che lottano per superare le difficoltà di esistere in questo mondo”, ha detto l’attrice turca.

Il film, una co-produzione fra Turchia, Francia e Germania, uscirà in Italia con Movies Inspired.

Torniamo in Europa con questi tre premi, a cui si aggiunge anche il Premio della Giuria  al finlandese Les Feuilles Mortes di Aki Kaurismaki. Lo porterà nelle sale italiane Lucky Red, (in collaborazione con Bim Distribuzione).
Sono cinque i titoli del concorso acquisiti da Lucky Red: assieme ai sopra citati, anche The Old Oak di Ken Loach e May December di Todd Haynes.

Miglior cortometraggio l’horror franco-ungherese 27 di Flóra Anna Buda. Menzione speciale all’islandese Fár di Gunnur Martinsdottir Schündler

L’œil d’or – Year of the documentary è andato ex aequo a Les Filles d’Olfa del tunisinoKaouther Ben Hania, e a Kadib Abyad (The Mother of all lies) di Asmae El Moudir, co-produzione fra Marocco, Qatar, Arabia Saudita ed Egitto.

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