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TIFF 2017: sei titoli italiani

Ben sei i titoli italiani partecipano al Toronto International Film Festival (7-17 settembre), a cominciare dall’anteprima mondiale di Una questione privata di Paolo e Vittorio Taviani, nella sezione Masters. Dal capolavoro postumo di Beppe Fenoglio, un film ispirato e poetico, che sembra attraversare tutte le coordinate del cinema dei due maestri.Dal concorso della Mostra di Venezia arrivano: nella sezione più prestigiosa del festival – ‘Galas’ – The Leisure Seeker, l’avventura americana di Paolo Virzì con Helen Mirren e Donald Sutherland, gloria nazionale canadese, e in ‘Contemporary World Cinema’ Hannah, l’opera seconda di Andrea Pallaoro, sorretta dalla maschera continuamente allusiva ed esplosiva di Charlotte Rampling.
A Ciambra, di Jonas Carpignano, presentato alla Quinzaine di Cannes,  arriva a Toronto in ‘Contemporary World Cinema’ dopo essere stato una delle vere sorprese della Croisette, con ottimi risultati di critica e mercato, a conferma della vocazione internazionale di questo giovane autore.
In ‘Special Presentations’ verrà accolto Call Me by Your Name di Luca Guadagnino, già selezionato da Berlinale e Sundance, un altro autore italiano che sta sfondando i nostri confini. Infine il cortometraggio Mon amour mon ami di Adriano Valerio parteciperà nella sezione ‘Short Cuts’.
Da menzionare anche il documentario di coproduzione italiana Al di là dell’uno di Anna Marziano (nella sezione ‘Wavelengths’).

Quella di una così nutrita presenza italiana in un festival come Toronto è qualcosa di più di una conferma. Da qualche anno film italiani partecipano, e sono premiati, dalle più importanti rassegne del mondo, che celebrano arte, ricerca, qualità. Toronto, oltre a questi titoli, si impone in rapporto anche a una quantità: di film, di pubblico, di mercato.
È un festival che mette l’arte alla prova dell’industria. Avere qui sei titoli, che raccontano di una produzione eclettica, varia per anagrafe – da due decani del cinema europeo come i Taviani a due opere seconde – capace di accogliere delle star nel set, oppure una famiglia Rom, di fare vera coproduzione creativa, e di parlare realmente a pubblici di passaporti diversi attraverso uno sguardo che resta autoriale, è forse il segno di una maturazione. Senz’altro, di un riconoscimento da parte di un festival che propone arte a una platea vasta.

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