L’ultimo saluto al Maestro

Il mondo dello spettacolo ha dimenticato Franco Zeffirelli nel giorno del suo funerale. La città di nascita del grande regista si è stretta intorno attorno a lui e ai suoi due figli adottivi, tanto che lunedì la camera ardente è stata visitata da oltre settemila persone, un fiume ininterrotto che per tutto il giorno è sfilato davanti al feretro nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Ma ieri al maestro è mancato proprio l’omaggio dei colleghi di cinema, teatro e musica.
Nessuna star c’era ieri nel Duomo di Firenze, la cattedrale di Santa Maria del Fiore, gremita ma non troppo (c’erano circa mille persone), che per la prima volta dalla morte del poeta Mario Luzi ha ospitato un funerale solenne. A rappresentare il cinema solo Giampaolo Letta, ad di Medusa, con il padre Gianni, presidente onorario della Fondazione Zeffirelli. E con loro, le amiche di una vita, le gemelle Alice ed Ellen Kessler, arrivate sabato dalla Germania. A rendergli omaggio anche la soprano Katia Ricciarelli, corsa a Firenze nonostante gli impegni, e l’attore inglese Leonard Whiting, protagonista del Romeo e Giulietta diretto da Zeffirelli nel 1968.

Regista celebrato in tutto il mondo, in Italia ha trovato anche indifferenza se non proprio ostilità, come ha ricordato Gianni Letta parlando in Duomo al termine del funerale: «Chi lo conosceva sapeva che si portava dentro un cruccio: non riusciva a capire come in tutto il mondo lui fosse accolto e celebrato come il simbolo del genio italiano, mentre nel suo paese, nella sua città, nella sua Patria, non tutti avessero la forza di proclamarlo e di riconoscerlo. Forse – ha aggiunto Letta – questo è avvenuto perché in passato aveva avuto qualche atteggiamento che poteva essere divisivo; forse perché aveva un carattere per cui diceva ciò che pensava, come sempre dovrebbero fare i cittadini liberi, e come sempre devono fare gli artisti».

Letta ha poi ringraziato il sindaco Dario Nardella e ha ricordato l’impegno per l’apertura a Firenze della Fondazione Zeffirelli, un gesto con cui la città «gli ha regalato l’ultima grande gioia della sua vita», offrendo al maestro «ancora in vita, quell’abbraccio che oggi la città gli ha dato». Il ricordo di Zeffirelli quindi non si spegnerà, come ha sottolineato Nardella: «Oggi il maestro ci lascia uno dei progetti a cui ha lavorato di più negli ultimi anni, il Centro internazionale delle arti e dello spettacolo, che ha sede con la sua Fondazione qui a Firenze. Siamo onorati di ricevere questo testimone». Infine, rivolto ai figli del regista, Pippo e Luciano: «Saremo sempre con voi nel portare avanti i progetti a cui teneva, e mi auguro che lo Stato e le grandi istituzioni culturali ci possano aiutare». Una prima risposta è arrivata da Mogol, presidente Siae: «Zeffirelli era socio Siae dal 1968 e per noi sarà un onore partecipare a un progetto che possa portare avanti la sua figura e la sua lezione».

LE ISTITUZIONI
Se lo star system ha disertato l’ultimo saluto al regista, non altrettanto hanno fatto le istituzioni, con il ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli; il presidente della Toscana, Enrico Rossi; il Comune di Positano, dove Zeffirelli aveva una villa e a lungo ha vissuto e dove, come a Firenze, ieri è stato decretato il lutto cittadino. «È stato emozionante, meglio di così non si poteva fare», ha detto il figlio Pippo. Il regista sarà tumulato oggi nel cimitero delle Porte Sante, accanto all’abbazia di San Miniato al monte, dove si trovano le tombe di fiorentini illustri come Pietro Annigoni, Enrico Coveri, Carlo Collodi, Vasco Pratolini, Mario Cecchi Gori.

cit. Il Messaggero
di Omero Cambi

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