𝗖𝗶𝗻𝗲𝗺𝗮 𝗲 𝗙𝗶𝗹𝗺 𝗖𝗼𝗺𝗺𝗶𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻: 𝗳𝗮𝗰𝗰𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮

Può una Regione finanziare un film che non sia girato nel proprio territorio? Può una Regione finanziare un film girato nel proprio territorio, ma ambientato altrove? Certo che può.
Perché i criteri con cui le film commission e le Regioni sostengono le produzioni sono molteplici.
Certo, sono complessi da spiegare e non hanno il fascino di un’affermazione secca e ad effetto che però, purtroppo, è sbagliata.
Abituati a lavorare lontano dai riflettori, accogliamo con stupore la visibilità che il mondo delle film commission italiane ha conquistato su alcune testate giornalistiche nelle ultime settimane. Avremmo preferito accoglierla con gioia ma le inesattezze e la superficialità con cui, sempre più spesso, viene presentato il nostro lavoro ci impongono il dovere di fare alcune precisazioni a uso, principalmente, dei non addetti ai lavori.
Le film commission nascono, in Italia, un quarto di secolo fa, conoscono un vero e proprio boom intorno al 2010, crescendo – numericamente e come forza – tanto da essere riconosciute con legge dello Stato nel 2016 (Legge n. 220), fino all’oggi, in cui tutte le regioni italiane si sono dotate di questo strumento (il Molise, fino a pochi giorni fa unica regione senza film commission, ha appena varato la legge che la istituisce).
Che cos’è una film commission? Un soggetto – generalmente una fondazione, ma può essere anche un ufficio regionale o un dipartimento di una macrofondazione regionale – che ha un mandato chiaro: promuovere e valorizzare il proprio territorio attraverso l’accoglienza delle produzioni e favorire e incentivare la crescita della filiera audiovisiva locale. I servizi forniti dalle film commission sono sempre gratuiti. In alcune regioni le società di produzione che girano film e serie tv possono attingere a fondi messi a bando dalle film commission; in altre (più frequentemente) le produzioni devono presentare domanda di contributo direttamente alla Regione. Queste risorse, spesso di origine comunitaria (FESR) e a fondo perduto, servono da volano a un sistema virtuoso, sia in termini di ricadute sia in termini occupazionali, visto che è sempre più facile lavorare nell’audiovisivo anche lontano da Roma (vent’anni fa era semplicemente impensabile). A questo tema si ricollega la formazione che si fa nelle Regioni per far crescere il comparto e offrire nuovi sbocchi lavorativi ai giovani. Infine, il lavoro delle film commission ha un valore promozionale per i territori. Tante regioni, grazie al lavoro delle loro film commission, hanno utilizzato il cinema come strumento per far parlare di sé, per ritagliarsi uno spazio in un immaginario che è fonte di attrazione turistica.
Facciamo un lavoro tecnico, spesso difficile da spiegare al grande pubblico, perché fatto di ricerca, attrattività, accoglienza, connessione, organizzazione, e che ha permesso alle Regioni italiane di essere protagoniste delle serie che vediamo in tv e dei film che vincono premi in giro per il mondo.
Il nostro è un lavoro che gli operatori e le istituzioni conoscono, ed è un lavoro che merita di essere raccontato nel rispetto della realtà, perché un racconto confuso e strumentale produce danni e rischia di far arretrare l’impegno in politiche che si sono rivelate efficaci. Siamo aperti ad approfondire ciò che facciamo, a rispondere a domande documentate e a fornire materiali a chi non fosse stato in grado di reperirli, ma non vorremmo ancora essere sorpresi – e rammaricati – per manipolazioni e mistificazioni sul nostro ruolo e il nostro operato.

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